Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il 13 Febbraio scorso ha inviato una comunicazione a Unioncamere per ottenere le seguenti informazioni:

  • elenco delle persone e delle imprese iscritte al Registro,
  • elenco delle persone e delle imprese certificate inserite nel Registro,
  • elenco delle persone e delle imprese che hanno richiesto, contestualmente all’iscrizione al Registro, il certificato provvisorio di durata semestrale.

La richiesta del Ministero nasce dalla ormai diffusa prassi di operare, nel mercato F-GAS, contravvenendo alle disposizioni normative e fa seguito all’emanazione di un comunicato stampa, dello scorso 22 Gennaio, da parte sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari, nel quale si dichiarava l’intenzione di intensificare l’attività di controllo e contrasto nei confronti della commercializzazione illegale di gas fluorurati a effetto serra (F gas) in linea con il Dpr 27 gennaio 2012, n. 43 e in ottemperanza con quanto previsto dalle disposizioni comunitarie.

Il D.P.R. 27 gennaio 2012, n. 43 (Regolamento recante attuazione del regolamento CE n. 842/2006 su taluni gas fluorurati ad effetto serra) fra le altre cose, stabiliva la costituzione di un Registro Telematico Nazionale (la cui definitiva operatività veniva successivamente fissata al 12 giugno 2013), un periodo di 60 giorni per l’iscrizione di persone ed imprese a tale Registro e un periodo di 6 mesi, dal rilascio del certificato provvisorio, per il conseguimento della certificazione delle persone e delle imprese.

Tale disposizione è stata a lungo disattesa, tanto che a fine 2014 solo il 77% delle persone e il 32% delle aziende iscritte nel registro risultavano correttamente in possesso della certificazione.

Una larghissima parte del mercato risultava priva delle certificazioni richieste obbligatoriamente dalla legge per operare.

CONFORMA, anche con il supporto delle altre Associazioni, ha denunciato tale fenomeno, portandolo all’attenzione di interlocutori attenti e sensibili al problema, i quali hanno attivato azioni mirate a contrastare tale fenomeno.

Tale situazione, infatti, oltre che un evidente disallineamento rispetto agli obiettivi che la regolamentazione di legge si pone in termini di contenimento delle emissioni inquinanti, prefigura un dirompente effetto di distorsione della concorrenza a sfavore delle imprese che hanno adempiuto agli obblighi previsti e che per tali obblighi hanno sostenuto costi e impiegato risorse.